Le scuse per non correre
Può succedere che al podista venga meno la voglia di uscire a correre, specialmente quando il tempo fuori non promette nulla di buono. Egli dentro di sé cerca di trovare una scusa per non uscire, dicendosi che sicuramente pioverà, ad esempio, e che non ne valga proprio la pena, magari perché ha già svolto nei giorni precedenti degli ottimi allenamenti. In tale frangente, due sono i casi: o ci troviamo di fronte ad un podista bene allenato, e un giorno di riposo ci sta, oppure siamo di fronte ad un podista stressato, che cerca istintivamente qualche scusa perché accusa una certa svogliatezza.
La prima situazione, per fortuna, si riscontra nella maggior parte dei podisti abituali ed è una delle componenti che fanno di questa pratica sportiva l’ideale da intraprendere per coniugare esercizio psicofisico e natura; ma la seconda può nascondere aspetti della sfera personale sui quali varrebbe la pena soffermarsi. In effetti, si tratta d’indagare su di un rivoluzionario atteggiamento relativo alle “scuse”: prima, tutte erano buone per uscire a correre, ora basta una nuvola all’orizzonte, per desistere… Intendiamoci, quando non si ha voglia di correre, quando la nostra psiche si rifiuta di… indossare le scarpette… non è solo una nuvola all’orizzonte che ci scoraggia e ci fa’ desistere; può essere anche quel dolorino che da qualche giorno ci portiamo appresso, quella preoccupazione di potere fare tardi ad un certo appuntamento, eccetera. Perfino, si può pensare che, non correndo, si possano risparmiare calorie e che per tanto ne beneficia la nostra linea…
Ebbene, siamo in grado di smentire questa… “teoria”. Quando noi podisti riposiamo senza averlo programmato, non dobbiamo pensare che, almeno, non bruciamo calorie e che quindi possiamo, anzi dobbiamo, fare a meno di alimentarci dal momento che non bruciamo calorie. Al contrario, quando, per un motivo o per un altro, troviamo qualche scusa pur di non correre, il nostro corpo comunque viene sollecitato in funzioni che comportano un dispendio di energie, quindi di calorie. Soprattutto a livello mentale, ma non solo. Il nostro corpo, ricordiamocelo, è sempre un misto di psiche e corpo e infatti molte patologie, o semplici affezioni, vengono dette psicosomatiche. Esse mettono in moto automaticamente le “azioni compensatorie”, vere e proprie attività che richiedono, per funzionare, un certo utilizzo di calorie. Il podista interessato può avere di volta in volta aritmie, nervosismo, insonnia e disturbi vari, tutti “meccanismi” che richiedono energia. Non è certo un caso, ad esempio, che spesso la nostra stanchezza fisica tragga origine da quella mentale, per cui è necessario riposare. Ma proprio quando riposiamo le nostre cellule si muovono per ripristinare il giusto equilibrio metabolico e questo “lavoro” a cui sono sottoposte necessita di “carburante”. E’ lo stesso discorso di quando di notte dormiamo, consumando ugualmente una certa quantità di calorie…
Anzi, facciamo un raffronto: quante calorie impieghiamo durante il riposo notturno? Certamente, dipende dai soggetti e dalla qualità del sonno, ma non andiamo molto oltre l’attendibilità se diciamo che ne consumiamo da 50 a 60 per ogni singola ora. E consideriamo che sono tutte calorie “passive”, cioè indotte senza sforzo dal nostro corpo, senza che noi ce ne rendiamo conto. Invece, durante il riposo diurno, le stesse energie si caricano di attenzione vigile e necessitano quindi di ulteriori “quantità” di energia.
Quindi, niente scuse; se non abbiamo voglia di correre, non cerchiamo alibi e ammettiamo di essere stanchi o stressati…, assumendocene la responsabilità…, in attesa di tempi migliori.