Quando si corre da soli
“Quando si corre da soli, si corre con sé stessi e con il mondo intero.”
“La cosa più bella della corsa a piedi è che la si può fare con gli altri, mentre quella più utile è che la si può fare da soli.”
Partendo da questi aforismi, possiamo un poco soffermarci sugli aspetti che riguardano il correre in compagnia e il correre in solitaria, ma in particolar modo sui secondi.
Correre insieme agli amici è notoriamente meraviglioso: il tempo passa senza accorgersene, si può aiutare qualcuno che è in difficoltà, si scherza in allegria, si dividono con gli altri eventuali affanni, si cementa ulteriormente il senso del gruppo, eccetera. Però, bisogna ammettere che quando si corre da soli la corsa diventa il mezzo di stare con noi stessi e di trarre dal nostro fisico e dalla nostra mente il meglio possibile. Stare insieme agli altri, c’impedisce di concentraci sulle nostre effettive potenzialità e disponibilità, per cui il correre da soli resta un’occasione insostituibile per metterci al confronto con noi stessi, senza infingimenti, o distrazioni.
Soprattutto quando si affrontano allenamenti lunghi che superano l’ora di corsa, esauriti per così dire gli argomenti relativi al ritmo da impostare, la postura da controllare e la fatica da sopportare…, poi che si fa’? Semplice, si resta con noi stessi…, spesso per molti minuti. E così, mentre le gambe ormai si muovono da sole, indotte dal nostro gesto ripetitivo e cadenzato, “s-corrono” nella nostra mente una miriade di pensieri, che possono essere ricordi, proponimenti, progetti, sogni… Prendono forma immagini relative a obiettivi, a cose da fare, o da proporre che si facciano… Si affollano davanti a noi situazioni e persone con le quali fantastichiamo d’interloquire, con cui travisiamo la realtà, oppure la ricreiamo, chissà, connotandola di una nuova e più sostanziosa verità… C’è una certa libertà di movimento che si trasmette con una buona leggerezza di pensiero, che fluisce al di là di ogni sentimento, senza un preciso raziocinio, senza un preposto ordinamento, in piena ed assoluta libertà… Sono, questi, momenti decisi per la nostra formazione esistenziale, nel senso che caratterizzano fortemente quello che poi veramente andremo a praticare, e forse a realizzare. E poi, infine, sentiamo una malcelata commiserazione per chi, e sono tanti, non hanno normalmente questa bellissima esperienza: il sentirsi immersi nella Natura e l’essere molto, ma molto di più, disponibili ad accettare il bello e il brutto della vita.
Qualcuno ha chiamato questa situazione, “sognare ad occhi aperti”… E’ vero, ma avrebbe dovuto aggiungere, per tutti i podisti quando corrono da soli, “… e con le gambe in movimento”!