Correre e parlare: si può?
L’amica Imma Capasso, senza sospettarlo minimamente, mi ha offerto l’occasione di parlare di un argomento che da molto tempo “allignava” nel mio subcosciente podistico…; non sa che, in certe situazioni, io cambio cognome e da Volpe mi trasformo in Avvoltoio… Ella ha posto un quesito in rete, raccontando di una sua recente esperienza di allenamento, allorquando, pur parlando come suo solito (anche in gara…), ha svolto delle ottime ripetute. Come era prevedibile, i simpatici pareri degli amici non si sono fatti attendere… Ma io, problematico come sono e abituato a complicare le cose anche le più semplici, ho subito dichiarato che la mia risposta meritava una trattazione un po’ più ponderata e ho cominciato a pensare a cosa scrivere al riguardo, ringraziando l’amica Imma per l’involontaria opportunità che mi forniva (ma forse avrei fatto meglio a scusarmi…).
A mio modesto parere, ci sono alcune considerazioni di carattere generale che vanno dette in via preliminare. Innanzitutto, nonostante il gran numero di podisti che affollano le strade e le gare domenicali, non si è forse capito appieno che esiste una sostanziale differenza fra agonismo e non agonismo, cioè fra persone che corrono per puro divertimento ed altre che lo fanno con tenacia e per mettere a confronto le proprie possibilità in ambito sportivo. A dire il vero, a quest’ultime spetterebbe forse di diritto, più che alle prime, la dicitura della certificazione sanitaria che attesta l’idoneità alla pratica “agonistica”…; ma nulla toglie che si possa ricercare una sanità medica solo per una certa tranquillità personale… Sta di fatto quindi, che si corre in due modi: per puro diletto, o per raggiungere obiettivi. Ed entrambi i modi sono meritevoli di plauso.
In apparenza, è facile rispondere al quesito posto da Imma, se si possa correre e parlare, o meglio, se parlare mentre si corre renda la corsa più faticosa. E’ indubitabile che se s’impegna… ossigeno per parlare, lo si sottrae in una qualche misura alle parti occorrenti per lo sforzo atletico…, ma, ecco, si rimanda alla… tipologia di podista che si vuole prendere in esame. A questo punto mi è agevole ricordare ciò che la mia trentennale esperienza mi ha insegnato. Voglio dire che se si corre al ritmo di corsa lenta, si può parlare tranquillamente, al punto da poter fare dei veri e propri discorsi; se si imprime alla corsa un ritmo più impegnativo, poniamo di corsa media, è possibile parlare, ma non si va’ molto più in là di una frase; se infine ci si impegna in una corsa veloce, del tipo del ritmo gara o di una fase finale di un progressivo, ad esempio, allora si riesce a pronunciare solo qualche monosillabo. Ne consegue che il podista abitualmente impegnato solo con la corsa lenta tragga immediatamente degli inaspettati risultati, sia pure momentanei, quella rara volta che corra un tratto di percorso in modo veloce. Non può che essere così, per ovvi motivi: egli ha tutta la freschezza del caso e non si attende dei benefici duraturi…, si è voluto solo… un po’ divertire e provare l’ebbrezza e il brivido della velocità… Diverso è il caso del podista che invece è aduso ad allenarsi con svariati ritmi…, il suo organismo è preparato alle varie sollecitazioni della corsa e riesce a maturare una condizione generale tale che perfino in gara trova modo di… parlare: egli ha maturato quella capacità fisica di “padroneggiare la fatica” e di saperla quindi gestire. Non a caso avviene che questo tipo di podista faccia più fatica quando non è in forma che quando viceversa raggiunga la sua condizione ideale. Potrei fare anche degli esempi, se non chiedo troppo alla pazienza del lettore… Ricordo qualche celebre “parlatore” in Claudio Carafa, forte atleta casertano e professore di matematica, che quando mi sopraggiungeva (mi superava spesso…) si… faceva preannunciare dalla sua voce…, argentea e squillante, perché stava sempre a parlare…! E i suoi 35’ alle 10 km e le sue 1h e 16-17’ alle 21 km erano sicure…! E lo stesso Michele Imperato, coriaceo podista vesuviano, che io soprannominai non a caso “chiacchierone”, aveva…, ed ha tuttora…, questa non insolita caratteristica: parlava, quando chiudeva le maratone in 2h e 45’ e parla ancora, ora che le corre per semplice diletto.
Allora, correre e parlare si può? Ma certo! L’importante è praticare il podismo. Poi, se uno corre per divertirsi, parlare gli è necessario, anzi direi indispensabile. Se invece corre per raggiungere certi risultati programmati, o per mettere alla prova i propri limiti, allora sa che quando riesce, contemporaneamente, a correre e a parlare, vuol dire che è padrone del mondo intero!