Avversari e non nemici, nel podismo
Può capitare che l’agonismo acceso faccia scaturire nell’animo di qualche podista la convinzione che gi altri, quelli con i quali si cimenta nelle gare domenicali, siano nemici da sconfiggere, da superare… Può succedere cioè che prenda il sopravvento quella carica fondamentale che spinge un po’ tutti i podisti a cercare di superare quello dell’altra squadra, quello della stessa categoria, quello… che l’altra volta lo ha superato proprio sulla linea del traguardo…, eccetera. E può accadere quindi che si rischia di confondere l’agonismo sportivo con la rivalità esasperata, che da… “avversari” si possa passare a “nemici”.
Ma per fortuna questo avviene di rado. Più facilmente si verifica quel fenomeno per cui si può parlare di “identificazione personale” con chi si vive la medesima esperienza, soprattutto se essa è per certi aspetti “faticosa”. Tutti i podisti sono in un certo senso sono come i reduci delle guerre, quando poi si ritrovano nelle loro città, lontani dai clamori dei conflitti bellici. Avvertono in modo distinto una specie di fratellanza, cementata e fortificata dalle esperienze dolorose. E la stessa cosa che avviene ai podisti, negli innumerevoli dopo gare a cui partecipano. Essi, a furia di praticare il podismo, di allenarsi, di gareggiare e tutto il resto, rivedono negli occhi e nell’animo degli altri podisti, tutte le proprie sensazioni: gioie, fatiche, sudori, adrenalina… E il risultato è un sentirsi accomunati in una sorta di mondo a parte, dove è materialmente impossibile sentirsi esclusi e dove tutti gli interessati, anche se non lo dicono, sono immersi come parte attiva e sensibile in una dimensione magica e particolare, ragione per la quale… si vuole bene a tutti: l’uomo, quando soffre, suda, lotta e impegna il proprio io, smette di essere cattivo per diventare comprensivo e altruista.
Quindi, nel podismo, non si hanno mai nemici, al limite, solo avversari. Se qualcuno sente di avere dei nemici nel mondo dei podisti, vuol dire che c’è qualche problema, dentro di sé o attorno a sé, che travalica i normali confini, sportivi e umani, del podismo stesso.