I podisti mostrano il futuro
E’ forse inutile, e perfino ansiogeno, ripeterci che stiamo vivendo un periodo difficilissimo, come probabilmente mai avremmo pensato di attraversare. Un periodo talmente grave e tormentato che stentiamo a intravederne la fine, immersi come siamo nell’emergenza. Tuttavia, da qualche parte della nostra mente, da qualche andito nascosto della nostra psiche, prende istintivamente corpo l’idea di un possibile modello da seguire per il futuro, che si spera ovviamente possa essere prossimo e non remoto. Ebbene, in questa particolare forma di sogno ad occhi aperti, che ha gli aspetti e le sembianze della speranza, ci sorprendiamo a identificare tale modello esemplificativo proprio nella figura del runner.
Strano eh? Proprio il runner, che in questi giorni di caccia alle streghe è stato messo più volte alla berlina e che è stato a più riprese perfino indicato quale “untore” di manzoniana memoria… Però, a pensarci meglio, il modello proposto dai “tuttologi” che imperversano notte e giorno in tutte le tv nazionali, non fanno altro che consigliare, per il futuro, il… modello comportamentale del runner… Essi propongono, al colto e all’inclita, esattamente ciò che normalmente fanno i runner, da oltre trent’anni a questa parte, in quanto ad attività fisica, alimentazione e via discorrendo; in poche parole, allo “stile di vita” da tenere e mantenere, per stare bene sia dal punto di vista individuale che sociale. Lo vogliamo “riper-correre”? Così, per curiosità; e perché no?, anche per rivalsa…, ed anche per scacciare una volta per tutte l’epiteto di “untore”, sostituendolo con quello di “profeta”…
Primo elemento: sveglia mattutina. Nella maggioranza dei casi, il runner si alza presto al mattino, mediamente intorno alle 5. Poco prima delle 6 già corre da qualche minuto. Alle 7, grosso modo, è pronto ad affrontare la sua giornata. Egli ha corso almeno per un’ora, con qualsiasi condizione atmosferica, con buona pace del suo sistema immunitario, reso sempre più forte dalle eventuali intemperie che fossero nel frattempo intervenute. La doccia, calda ed inebriante, gli ha trasmesso una tale carica, che potrebbe riprendere la corsa con immutato vigore. Ed esce di casa rilassato ed ottimista verso sé stesso e gli altri, convinto che la vita sia bella e che valga sempre la pena di essere vissuta, nonostante il traffico caotico e l’inquinamento che si frappongono fra la sua gioia di vivere e il luogo di lavoro (o di studio) da raggiungere.
Secondo elemento: lo stare con gli altri. Correre al mattino, da soli (o con pochi amici), significa che poi durante la giornata si sta benissimo con tutti gli altri. Sembra un paradosso, ma non lo è: correre da soli vuol dire sapere stare bene con gli altri. Il runner è “vaccinato” contro le varie ipocrisie del vivere quotidiano, le invidie, le falsità… Egli procede per la sua strada con serafica, ma non ingenua, sicurezza. Possiede una tale carica interiore per cui tende istintivamente alla gioia. E’ come un, scusatemi l’aggettivo, drogato.
Terzo elemento: la corretta alimentazione. Correre richiede certamente “voglia”, ma subito dopo “energia”. Quindi, il runner fin dalle prime esperienze impara che deve avere per così dire un buon rapporto con il cibo. Come si dice in gergo, “deve mangiare per correre” e se mangia bene, cioè in modo corretto, corre bene. La sua figura slanciata ed asciutta desta subito l’ammirazione, e a volte l’invidia, dei sedentari, verso i quali comunque il runner ha sempre parole di… “incoraggiamento” ad intraprendere questa strada salutistica. Perché, cosa niente affatto trascurabile, anzi, il runner non… grava sul bilancio statale delle spese sanitarie, dal momento che si ammala raramente.
Ci sarebbero altri elementi da menzionare, ma il runner, si sa, non si ferma mai e corre sempre….