Sulle calze compressive nel podismo

 

L’abbigliamento del podista è stato sempre in via di perfezionamento tecnico. Giustamente. Non si poteva pensare che il fenomeno della corsa a piedi si arrestasse alla classica scarpa da tennis, o di ginnastica, e a dei semplici pantaloncini con maglietta. Come era lecito aspettarsi, la tecnologia ha subito cercato di… fare la sua parte…, e cioè rendere lo sforzo dello sportivo più performante, migliorando i materiali di settore. Cosa che è avvenuto, avviene e avverrà in tutti gli sport, come ben s’intende. Ci sono poi dei periodi in cui detta tecnologia sembra concentrarsi maggiormente su alcuni prodotti. E’ il caso delle attualissime calze compressive (o contenitive), di cui oggi tanto si parla e… si vede. Sono infatti sempre più numerosi gli atleti top che le usano e, a dire il vero, anche tanti amatori di qualsiasi livello. Ci è sembrato quindi inevitabile occuparcene…

Intanto, trattandosi di calze, cominciamo col dire che già in anni non del tutto remoti, appena l’attenzione tecnologica se n’è occupata, le calze sono state oggetto di studio e di innovazione, come ad esempio negli anni 90, quando furono proposte ai podisti le calzature “antishock”, le quali consistevano nel possedere parti di rinforzo nei punti di maggiore impatto; con esiti finali non del tutto rispondente alle aspettative, confermando la linea generale di tutte le innovazioni, che cioè devono passare inevitabilmente per qualche fase sperimentale. Ma, a proposito di materiale, come sono fatte queste calze? Al 75% di poliammide (nylon) e al 25% di elastane (spandex). Può accadere che a volte la poliammide venga sostituita dal poliestere. Insomma, sono tutti materiali sintetici, che garantiscono durata, elasticità e durata. Il costo? Dai 20 ai 50 euro… Per completare il discorso sulle origini delle calze compressive, è forse opportuno segnalare… i genitori. L’idea si deve a  Serge Cauzan (medico sportivo) e a Michael Prufer (angiologo). La novità venne per la prima volta comunicata nel 2016 sul sito “The National Center for  Biotechnology Information”. Sono veramente utili? Il dibattito è aperto. Forse, sarà l’uso che ne faranno i podisti, e le loro risultanze, a determinarne il successo o meno. Ma cerchiamo di addentrarci…

Le calze compressive sembrano avere importanza nell’alleviare il senso di affaticamento. Ciò si deve al cosiddetto “effetto pompa”: l’azione compressiva migliora l’ossigenazione del sangue, perché “pompando” più velocemente il sangue attraverso le vene ne favorisce il riciclo, con effetti benefici sulla performance. Inoltre, si produce meno acido lattico, i muscoli si affaticano di meno e perfino il battito cardiaco migliora, di fatto, rallentando. Si sa che quando non si riceve abbastanza ossigeno durante l’esercizio fisico, si forma l’acido lattico. La formazione dell’acido lattico denota l’avvenuta micro lacerazione delle fibre muscolari interessate. La ragione principale che induce nel podista questa difficoltà è riconducibile alla non corretta ossigenazione muscolare direttamente interessata all’attività cardiaca e all’apparato cardiovascolare. In sintesi, questo è il meccanismo. Correndo, il cuore batte più forte, perché richiede una maggiore quantità di ossigeno. L’ossigeno viene “raccolto” dai polmoni e “inviato” nel sangue e quindi ai muscoli; i quali muscoli agiscono come una spugna, assorbendo sia l’ossigeno che le tossine (acido lattico), che nel frattempo vi si depositano. Da qui, l’affaticamento e il rallentamento della corsa. La calza compressiva interviene, o tenta d’intervenire, in questo senso: alleviare, o mitigare, gli effetti della stanchezza procurata dall’esercizio fisico, favorendo il ritorno venoso del sangue nel polpaccio ai fini di una migliore ossigenazione. C’è poi anche un’altra considerazione da fare. La calza compressiva, sicuramente, favorisce la riduzione delle vibrazioni muscolari nelle fasi degli impatti al suolo, riducendo pertanto i microtraumi dei muscoli durante l’allenamento. Chiaramente, quindi, le calze compressive sembrano indicate maggiormente per i fondisti, mentre per i velocisti il… rischio dei microtraumi si riduce notevolmente.

In definitiva, le calze compressive sono utili, o sono soltanto una moda del momento? Come si diceva, saranno gli stessi podisti che le useranno a fornici le risposte decisive sull’argomento. In un certo senso… ai podisti l’ardua sentenza!

 

 

 

 

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