I cinque cerchi olimpici
Alla vigilia dei giochi olimpici, tutti gli sportivi del mondo si concentrano su questo importante avvenimento. Tutti ne parlano: atleti, dirigenti, tecnici, giornalisti, semplice spettatori. Si fanno pronostici, si calcolano previsioni di spese, e via discorrendo. Eppure, qualche elemento viene quasi sempre trascurato, come ad esempio il caso dei 5 cerchi del simbolo olimpico. Chi lo ideò? Cosa significa quella disposizione dei cerchi? E i colori, sono casuali, o rispondono a un criterio?
Si deve tutto al famoso Pierre De Coubertin, il quale è famoso per il motto: “L’importante è partecipare” e per aver voluto riproporre in chiave moderna, dagli antichi greci, i giochi olimpici. Ma a lui si deve anche tutto il resto, a cominciare dalla fondazione del CIO (Comitato Internazionale Olimpico), che presiede tutti i comitati nazionali (in Italia, il CONI). Il nobile francese presentò la sua “nobile” iniziativa a tutto il mondo, unitamente alla bandiera dei giochi, nel 1914: cinque cerchi colorati e intrecciati disposti su uno sfondo bianco, in simbolo di pace. A dire il vero, alla prima presentazione i cinque cerchi erano disposti in orizzontale, al pari degli anelli di una catena. Poi, si volle ulteriormente rimarcare “l’intreccio fra i popoli nel senso della fratellanza”, intrecciandoli ulteriormente come li vediamo adesso.
Si dirà: e i colori? Furono stabiliti essere il rosso per le Americhe, l’azzurro per l’Oceania, il nero per l’Africa, il giallo per l’Asia e il verde per l’Europa. Volete un parere cromatico del tutto personale? Eccovelo. Venne scelto il colore della pelle, evidentemente, per l’Africa e per l’Asia. Poi, il criterio venne esteso anche alle Americhe, perché quando questo continente venne scoperto, gli abitanti erano solitamente chiamati “pellerosse”. Per l’Oceania, questo piccolo continente in mezzo all’Oceano, venne identificato con il colore azzurro del mare. E infine, per l’Europa, il cosiddetto vecchio continente, la culla della civiltà, venne adoperato il verde, simbolo di fertilità.
La sede del CIO è a Losanna, città della Svizzera. Si trova là, perché la Svizzera è la nazione che da oltre 800 anni non partecipa alle guerre. Quindi, quella del CIO non poteva trovare che in Svizzera la sua sede ideale. Tra l’altro, la Svizzera ha storicamente maturato la concezione di neutralità nei casi bellici (dal latino, “ne uter” = “nessuno dei due”), per una questione di elevazione morale, non certamente per codardia. Essa si ritrova nel caso dei conflitti umani come una sorta di salvaguardia del genere umano. Prova ne sono le istituzioni delle guardie svizzere a protezione del Papa e quella della Croce Rossa Internazionale, a protezione di tutti gli uomini in situazioni di guerra o di pericolo (non a caso, premio Nobel per la Pace, nel 1917).
Da notare che il CIO considera la medaglia Pierre De Coubertin, nota come “Medaglia del Vero Spirito Sportivo”, come la più alta onorificenza che uno sportivo può ricevere nel corso di un’edizione dei Giochi Olimpici, più della stessa medaglia d’oro. Quando venne istituita per la prima volta, la vinse il bobbista italiano Eugenio Monti, per aver prestato un bullone alla formazione di bob a 2 inglese (diretta concorrente alla medaglia d’oro), che poi vinse la gara.
Ed il nostro cuore si riempie di gioia e di commozione nel ricordare che Pierre De Coubertin venne sì sepolto alla sua morte (1937) a Losanna, ma il suo cuore invece fu seppellito in un monumento vicino alle rovine dell’antica Olimpia.