L’esperienza podistica dell’infortunio
Nell’ambiente podistico girano, anzi corrono…, molti detti, il più famoso dei quali, e purtroppo il più diffuso, è: non c’è podista senza infortunio. E il bello è che il detto si può anche rovesciare: non c’è infortunio senza podista. Infatti, un sedentario non “corre” questo rischio, perché… non s’infortuna mai. Almeno nel senso che intendiamo noi podisti. Al sedentario può capitare un incidente domestico, o di scivolare per strada, ma… è al sicuro da sovraccarichi da allenamenti intesi. Per completare il discorso, si deve però aggiungere che anche l’infortunio contribuisce al senso di completo stato di benessere che è appannaggio esclusivo del podista quando questi, grazie al superamento di qualche infortunio, corre in totale beatitudine. Detto ciò, passiamo ad occuparci dell’argomento da un punta di vista un po’ particolare.
Cominciamo col dire, sembra una banalità ma non lo è, che… non tutti i podisti sono uguali. Nel senso “infortunistico” del termine. Una cosa è un infortunio che capiti ad un podista esperto, altra cosa se invece l’inconveniente capiti a un neofita. A dire il vero, esiste perfino una terza variabile: cosa capita a un podista non più neofita ma non ancora esperto? Forse è qui che si annida il vero discorso, perché all’uno, l’esperto, può anche non fare né caldo né freddo, la circostanza; mentre per l’altro si palesano i contorni di una vera tragedia. E all’individuato terzo podista? Ecco, a costui vorremmo rivolgerci. Egli è in una situazione del tutto particolare e potrebbe trovarsi nella condizione di pensare di non essere portato per il running. “Caspita!”, potrebbe riflettere in modo sconsolato, “Corro da qualche annetto, ho superato già qualche infortunio, ho fatto una certa esperienza, e mi ritrovo in questa situazione? Vuoi vedere che non sono tagliato per il podismo?”.
Errore. Superato il momento (giustificato) di sconforto, il podista in questione deve capire che non esiste in generale “l’esperto d’infortuni” e che gli infortuni sono tali e tanti che prima o poi devono capitare, specialmente a chi pratica questo sport con costanza e impegno. Deve invece ragionare e andare con la mente ai suoi primissimi infortuni. Ricorderà le frustrazioni, i dispiaceri, a volte le paure…, di non essere in grado, di non riuscire a superare certe difficoltà… Deve capire che il suo organismo, in tutte le sue funzioni fisiologiche, deve attraversare certi stadi e, non per infierire con l’espressione, “fare esperienza”. D’altronde, è impossibile “conoscere e superare” tutta la vasta casistica degli infortuni possibili. Deve aver presente che esistono, tendiniti, pubalgie, sciatiche, contratture, malattie da raffreddamento, eccetera eccetera… Ma si rende conto di quanti infortuni può indurre la pratica podistica? Sarebbe bello che in un tempo relativamente breve si potesse “fare esperienza” di tutti i malanni possibili. Deve invece sforzarsi di guardare con ottimismo all’infortunio, perché l’evenienza da’ la possibilità di conoscersi maggiormente e di capire nel suo specifico organismo quale sia la propria capacità di recupero. In certo senso, deve essere grato all’infortunio, quando si presenta. Facesse caso: il corpo non sa parlargli e gli comunica, quando qualcosa non va’, col dolorino. Sappia ascoltarlo. Capisca come intervenire, dia tempo al corpo di riprendersi e tragga tesoro anche da questa “esperienza”.
E si ricordi che… non si corre bene soltanto quando si corre bene: sarebbe troppo facile!