La metempsicosi di Pasquale
Questa mi mancava: correre molto presto di mattina con un amico, quando praticamente era ancora tutto buio, parlare di molte cose podistiche, come normalmente si fa’ al ritmo di corsa lenta sciolta, ed arrivare all’insolito argomento della… metempsicosi! A dire il vero, non è la prima volta che io e Pasquale (questo il nome dell’amico), parlando del più o meno, ci ritroviamo quasi inevitabilmente di fronte al passato podistico, alle gare e agli allenamenti fatti, se in tutte queste occasioni ci siamo espressi al meglio delle nostre possibilità. E anche questa volta, è affiorata la considerazione che forse noi si sia arrivati troppo tardi al podismo e che, magari, se si avesse cominciato a correre fin da ragazzi chissà quali tempi mirabolanti avremmo conseguito.
Ad un certo punto, Pasquale se n’è uscito con una curiosa considerazione, e cioè che se fosse nato un’altra volta…, avrebbe provato ad anticipare i tempi… Ho subito replicato che non credo alla metempsicosi e che, anzi, potrei correre il rischio di tornare a nuova vita, sì, ma sotto le sembianze di un animale o di un vegetale… Ho continuato a sostenere che potrei anche accontentarmi di nascere… volpe…; ma se poi rinasco, che so?, carciofo…? Con tutto il rispetto per i carciofi…
Battute a parte, ci siamo subito detti, come d’altronde abbiamo sempre fatto in precedenti conversazioni al riguardo, che esiste questa “problematica” nella maggioranza dei podisti, i quali arrivano quasi sempre al podismo dopo una gioventù trascorsa tra i campi di calcio; il che rende l’argomento alquanto specioso, perché non si può dire una parola definitiva. Bisogna sempre fare una distinzione fra età anagrafica ed età podistica. In altri termini, si può anche cominciare a correre in età adulta, ma poi si devono calcolare i primi anni di effervescenza atletica e i successivi di relativo e graduale decadimento; così come l’inverso, cioè cominciare da ragazzi, ma poi prevedere prima delle ottime capacità elastiche e reattive, per poi aspettarsi nel prosieguo delle attività e col conseguimento della fase dello sviluppo, un miglioramento della resistenza a discapito della velocità. Per entrambi i podisti, diciamo così, è ragionevole pensare che la fase “produttiva” non possa superare al massimo una ventina d’anni di corsa. Altro importante particolare da sottolineare è la frequenza degli infortuni e relativi recuperi che, come ben sanno i podisti di una certa età, sono frequenti e lenti (frequenti gli infortuni e lenti i recuperi…), mentre in età giovanile sono rari e rapidi (rari gli infortuni e rapidi i recuperi…). E questa è forse un po’ la cifra che bisogna maggiormente leggere… E correre, accettando la realtà…, prendendo seraficamente, che non vuol dire supina rassegnazione, tutto ciò che il podismo ci può dare, in termini di sana allegria e di efficienza psicofisica.
Per tornare alla metempsicosi…, mi è stato chiesto da Pasquale, nel caso io rinascessi e diventassi podista, sia pure a una certa età…, rifarei le stesse identiche scelte che ho fatto…? Ma certo!, gli ho risposto. E poi ho aggiunto che avrei fatto proprio come lui, dal momento che tutti i podisti lo divengono per scelta consapevole, mai per costrizione!