Peppe Monaco, il silenzio e i fatti, soprattutto
Peppe Monaco è stato un forte podista e un vero amico, una di quelle persone che quando non hai più la possibilità di frequentare ti lascia l’amaro in bocca e, come diceva il paroliere Mogol (“Emozioni”), “un sottile dispiacere”. Mentre si sta per realizzare una manifestazione che lo vuole ricordare, ci ritroviamo qui alla tastiera combattuti fra l’impossibilità di parteciparvi e la voglia di fare qualcosa per ricordarlo. Perché questo disagio?
Peppe era una brav uomo, il prototipo dell’amico silenzioso e discreto, che non parla ma che ascolta, che non blatera ma agisce. Lo vedevi nelle gare, immancabilmente, coi baffi e il berrettino, senza mai atteggiarsi al campione che era. Eppure, poteva permetterselo: uno che corre la maratona in circa 2h e 30’… ne avrebbe cose da raccontare…! E invece lui, niente. Mi viene adesso da pensare che le cose più importanti per lui fossero due, il silenzio e i fatti; il primo, per non essere invadente in un mondo che rischia sempre di essere troppo rumoroso in cui si parla troppo spesso a vanvera; il secondo, per poter avere la dignità di parlare, cioè partecipare degnamente alla vita sociale e sportiva, ma con i fatti, per l’appunto, senza vanagloria e supponenza. Ora che ci penso, se tutti noi adottassimo questo suo modo di concepire la vita, ci eviteremmo molti malintesi e dispiaceri.
Ogni tanto lo rivedo, Peppe Monaco, accanto a Pino Veneruso, su face book… Ed è una delle cose più belle che girano sul social. Un po’ come era nel carattere di Peppe: presenza silenziosa e sorridente, ma preziosa e disponibile, per lo sport e per l’amicizia.
Posso dire, pensando a lui, una cosa che scrissi per un caro familiare quando morì: “Quando una persona muore, non muore del tutto, se ha lasciato bei ricordi, perché i beni materiali si perdono col tempo, ma non i ricordi che ha lasciato nei cuori della gente.”