I miracoli di una pallina da tennis
Se c’è una cosa che accomuna tutti i podisti, a parte la loro passione incondizionata per la corsa, è l’istintivo tentativo di migliorare sempre le performance dei loro allenamenti, affinché non abbiano poi a rimproverarsi nel caso che in alcune gare le aspettative cronometriche vadano disattese. Essi vanno continuamente alla ricerca di un qualche espediente, di un qualche ritrovato, teorico o pratico, in letteratura o in tecnologia, insomma, consigli raccolti a destra e a manca, pur di ricavare informazioni utili al riguardo: una parola letta o detta da un amico, uno “strumento operativo” quale una scarpa innovativa, un plantare, un’esperienza indotta da un infortunio… La casistica è varia.
Prendiamo il caso della fascite plantare…, e del subitaneo “interesse” del podista a trovarvi un rimedio. Entra in gioco, a questo punto, “anche” la classica pallina da tennis…, clamorosa dimostrazione di quanto lo sport affratelli le persone… Battute (peregrine) a parte, è vero, un dato tipico del tennis, può rivelarsi utile, molto utile al podista.
E’ inutile ricordare che la fascite plantare è quell’infiammazione che colpisce il “fascio” di tendini che vanno dal calcagno alle dita del piede. E’ un dolore che subentra facilmente nei podisti degli anni “anta”, ma anche gli altri devono stare attenti, almeno quelli che, indipendentemente dalla loro età, percorrono troppi chilometri, e per questo otivo sottopongono la parte anatomica interessata a troppe sollecitazioni. A volte i podisti giovani, nel percorrere i “lunghi km” necessari per preparare le maratone, corrono questo rischio.
Per fortuna, esiste la pallina da tennis, almeno come “pronto soccorso”. In effetti, basta pochissimo. Si avverte un dolore all’arco plantare, magari appena svegli al mattino, nel mettere un piede a terra? Ecco, la prima cosa da fare non è allarmarsi e pensare subito… all’ortopedico o al medico di fiducia o all’amico esperto della corsa al quale confidare il problema e chiedere consiglio. La soluzione, spesso, è a portata di mano. Chi non possiede in casa una pallina da tennis…?
Basta mettere la pallina da tennis sotto al piede, farla roteare nel classico gesto avanti/indietro, per qualche minuto (diciamo una quindicina, due o tre volte al giorno) e tutto può risolversi, o almeno tradursi in rapido sollievo. Questo perché la pallina da tennis, utilizzata in questo modo sotto ai piedi, migliora la circolazione sanguigna e opera in effetti un vero e proprio massaggio. Tra l’altro, come il podista magari osserva, ne trae un qualche giovamento perfino la schiena, attutendo quei dolorini che affioravano di frequente. Tale circostanza, il beneficio che la pallina da tennis procura alla schiena, e non solo al tallone, si è ripetute molte volte in letteratura podistica, tanto che si è pensato (illustri e competenti personaggi, non certamente il sottoscritto) ad un accostamento fra il massaggio e la riflessologia. A ben pensare, la cosa non deve stupire più di tanto. La riflessologia è una medicina alternativa e prevede nelle sue teorie (non ufficialmente ritenute scientifiche) i “punti riflessi”, cioè gli stimoli che iniziano da una determinata parte anatomica si riscontrano in un’altra, magari fisiologicamente distante. Agendo dunque con la pallina da tennis posta sotto al piede nel senso che abbiamo descritto si possono avere benefiche ripercussioni anche a libello lombare.
D’altronde, agendo con la pallina da tennis, si può non solo massaggiare il piede, ma si può anche rinforzarlo. Nel senso che, nell’atto dell’esercizio, si può collocare la pallina in un punto prestabilito del piede, che può essere il metatarso o il tallone, ed esercitare sulla parte indicata un cosiddetto “punto di pressione”, ovviamente per una quindicina di secondi in una serie intervallata, a seconda dell’effetto che si vuole conseguire.
Al podista, tutte queste situazioni, per altro a costo zero, sembreranno dei miracoli. Non vi pare?