La corsa è come la vita
La corsa a piedi, che è un bellissimo passatempo, è paragonabile alla vita, altro… passatempo, non sempre bellissimo però, o almeno non per tutti. Tuttavia, a voler “s-correre” le numerose analogie che “inter-corrono” fra la corsa e la vita, ci sarebbe da “tras-correre” qualche minuto…, se volete.
La corsa è paragonabile alla vita già al momento della… nascita. Di solito, quando si nasce, a… “parte i parti” gemellari, si nasce soli; e quando in un podista… “nasce” l’idea di cominciare a correre, lo fa’ stando da solo. Ecco perché si parla di giovane età podistica per il principiante, anche se costui è piuttosto attempato anagraficamente. Egli è simile all’immagine della copertina, solo soletto, al centro di una strada che si preannuncia lunga, dove si ha la certezza che di sicuro si faranno molte conoscenze, si acquisiranno tante esperienze, alcune belle, altre brutte…, come nella vita.
Ma con certezza, cosa avverrà al giovane podista? Egli, poiché è all’inizio della vita, si ritrova pieno di energia e di entusiasmo, al primo fiorire delle sue “capacità”, cioè gare concluse e certi tempi conseguiti. Allora, s’innamorerà…; del gesto, dell’ambiente, di una scarpa in particolare… Quindi, nel vero senso della parola, s’innamorerà. Vale a dire, uno squarcio di paradiso si aprirà al suo orizzonte.
Poi, magari non subito, ma avverrà, subirà qualche cocente delusione…, che si chiameranno di volta in volta infortunio, incapacità a svolgere un determinato allenamento o gara, qualche amico di avventura che lo lascia, o che dal quale si allontana per sopravvenuta incompatibilità…, e cose di questo tipo. Si troverà, qui, nel centro della sua esistenza, nel periodo della sua migliore crescita, quello che gli consentirà di fare le “sue” scelte, quelle che gli faranno maturare la vera e propria crescita. Imparerà, alternando momenti di entusiasmo ad altri di cupa riflessione, a discernere il bene dal male, a ciò che fa’ delle sue corse… il sale della sua vita.
Successivamente, si accorgerà che ha espresso il meglio delle proprie potenzialità… Capirà che l’età “adulta” volge al termine e che si troverà a vivere l’esperienza di una maggiore capacità di riflessione. Imparerà che non è “indistruttibile” e che sarà meglio diradare un po’ la frequenza delle sue corse, sia in allenamento che in gara. Guarderà con occhi benevoli coloro i quali si avvicineranno alla corsa come un tempo aveva fatto lui; e si prodigherà con costoro con tutto il bene che è riuscito ancora a serbare nel suo cuore: li sorreggerà nello sconforto e li inciterà a non abbattersi, pur misurando e limitando l’entusiasmo del successo, per non farli cadere nella superbia…, che li declasserebbe a semplici marionette della vita, a burattini che si fanno muovere dai fili dell’ipocrisia e del mercato, valori inconciliabili con quelli che la corsa vuole trasmettere.
E capirà ulteriormente il valore fondamentale della vita che gli ha trasmesso la pratica della corsa: stare con gli altri, significa prima prendere e poi dare; prima imparare dall’esempio che ci danno gli altri che ci hanno preceduti e poi restituire l’esempio agli altri che ci succederanno, sperando di essere per loro i migliori testimoni possibili di civiltà.