Il decathlon, questo sconosciuto
Se chiediamo agli italiani, non dico alle migliaia di atleti tesserati con la FIDAL, ma agli italiani , cos’è il decathlon, risponderanno a grande maggioranza che è un negozio di articoli sportivi. Di chi è la colpa?, perché di colpa si tratta? Di tutti noi, tesserati e non: in Italia non c’è una vera cultura sportiva. Questo è un dato di fatto.
Sarebbe interessante indagare sulle ragioni che ci hanno condotto ad avere un così esiguo rapporto, come popolo, con lo sport praticato. Ma vediamo cosa ci dice al riguardo, alla voce “cultura” il Devoto-Oli:
“Quanto concorre alla formazione dell’individuo sul piano intellettuale e morale e all’acquisizione della consapevolezza del ruolo che gli compete nella società.”
Bella definizione, non c’è che dire, ma che pecca forse di generalità. Infatti, nello stesso vocabolario troviamo delle specificazioni, del tipo “cultura di massa” che meglio ci riconduce al nostro approfondimento:
“Il complesso delle nozioni e dei modelli di comportamento diffuso dai mezzi di comunicazione di massa, con caratteri e motivi particolarmente commerciali e d’intrattenimento.”
Ora la faccenda ci è più chiara, anche se ne abbiamo solo una comprensione, non una giustificazione. Resta il fatto che agli italiani manca una vera e propria cultura sportiva, quella che gli fa’ dire di fronte ad una bella giornata di sole “ora mi vado a fare 20 km di corsa” e non “ora mi vado a fare una bella mangiata”…!
Quindi, alla base del problema, ci sembra di capire, ci sono modelli di comportamento diffusi dai mass-media non in linea con la possibilità di contribuire a formare una cultura improntata all’acquisizione dei valori sportivi. Nel nostro piccolo, anzi, nel nostro piccolissimo, vorremmo dare una mano, parlando un po’ del decathlon, che dell’Atletica Leggera in quanto “regina degli sport” dovrebbe essere considerata come “l’ancella preferita”.
Nel decathlon si disputano 10 gare, 4 di corsa, 3 di salto, 3 di lancio. In 2 giorni. Questo l’ordine:
- 100 m
- salto in lungo
- getto del peso
- salto in alto
- 400 m
- 110 hs
- lancio del disco
- salto con l’asta
- lancio del giavellotto
- 1500 m
Anche ad un profano, ad un sedentario, apparirà subito chiaro quanto alto debba essere, contemporaneamente nel decatleta, il grado di elasticità, di forza, di resistenza, di abilità tecnica. Anzi, come possa essere possibile che in un atleta certe competenze risaltino, appare, e lo è, stupefacente. Lo si immagina, il decatleta, allenare ogni singola disciplina: testardaggine, volontà, sacrificio, determinazione. Un eroe. Un atleta che comprende appieno il senso dello sport: lui sì, che ha la cultura sportiva!
Facciamo un po’ di storia. Gli antichi greci non gareggiavano nel decathlon, ma nel pentathlon (5 gare, fra cui la lotta). Il decathlon che conosciamo, quello con le attuali specialità, fu introdotto alle Olimpiadi di Stoccolma, nel 1912. In quell’edizione vinse lo statunitense di origine pellerossa James Francis Thorpe, incredibile atleta e molto versatile, tanto che si cimentò con eguale successo anche nel baseball e nel football americano. Tra l’altro, venne accusato di professionismo e privato delle medaglie. Fu un caso clamoroso. Il regista Michael Curtiz (quello di “Casablanca”) ne fece un film, “Pelle di rame”, con Burt Lancaster.
Thorpe era statunitense, e statunitensi sono stati i maggiori interpreti del decathlon. Basti pensare a Bob Mathias, capace di vincere due Olimpiadi (Londra, 48; Helsinki, 52), la prima a 18 anni! Nel ’60, a Roma, vinse Rafer Johnson. Bill Toomey primeggiò nel ’68 a Città del Messico e Bruce Jenner a Montreal, nel ’76.
Poi, iniziò l’era del britannico Daley Thompson, Mosca ’80 e Los Angeles ’84, capace di portare il record del mondo fino a 8847 punti. Il record fu battuto nel ’92 dallo statunitense (e te pareva!) Dan O’ Brian, che vinse ad Atlanta, nel ’96.
E in Italia?
Ufficialmente, il decathlon in Italia è nato nel 1920. Tuttavia, bisogna aspettare Franco Sar e il suo 6° posto alle Olimpiadi di Roma (’60), per avere un atleta di caratura internazionale. Poi, quasi il deserto. Oasi felici, si fa per dire, si sono intraviste come miraggi nell’Alto Adige, con Hubert Indra e Marco Rossi. Si sono distinti successivamente Beniamino Poserina, Paolo Casarsa e William Frullani. Quest’ultimo è stato il primo italiano a vincere una medaglia (bronzo) nel decathlon in una gara internazionale (Amsterdam, 2001).
I record nel decathlon.
Record del mondo maschile.
Ashton Eaton (USA), Pechino, 29 agosto 2015, punti 9.045.
Per dare un’idea del suo valore:
100m 10”21; salto in lungo 8,23m; 400m 45”00. Incredibile!
Record del mondo femminile (dal 2004, la IAAF ha riconosciuto il decathlon femminile).
Austra Skujytè (Lituania), Columbia, 2005.
Record italiano maschile.
Beniamino Poserina, Formia, 1996, punti 8169.
(Ha superato gli 8000 punti solo Paolo Casarsa, nel 2004, a Vienna: 8056).
Record italiano femminile.
Sara Tani, Udine, 2006.
Per dare un’idea del suo valore:
100m 13”50; salto in lungo 5,42m; 400m 1’02” 18. Però!