C’era una volta il bosco di Portici
Ho visto sul calendario quando si festeggia Sant’Ernesto (7 novembre).
Mi è venuto in mente quel simpaticissimo Ernesto, conosciuto quando mi allenavo nel bosco di Portici. Era una persona veramente simpatica, sempre sorridente, sempre pronto alla conversazione amichevole. Anzi, lo ricordo più come piacevole interlocutore, anche di argomenti non sportivi, che come podista.
Già, il bosco di Portici. Quando si entrava nel bosco di Portici, si sapeva che tipo di allenamento si doveva fare; e poi, sulla stuoia degli esercizi o del riposo, le quattro chiacchiere in compagnia. E lì, Ernesto, non mancava mai.
Già, il bosco di Portici. A volte assistevo a delle simpatiche schermaglie a sfondo politico: il tal partito ha espresso l’opinione…; il tal altro esponente della maggioranza ritiene che… (con noi si allenava anche un assessore comunale). Le “tribune politiche” erano quasi sempre interrotte non dalla… pubblicità, ma dalle esigenze lavorative e familiari.
A volte la conversazione si accendeva su avvenimenti sportivi, non solo podistici, su campioni rinomati o su amici che si erano distinti: quel calciatore ha segnato il gol…; il tempo sulla maratona di Raffaele… (tra di noi c’erano atleti che correvano spesso le maratone, anche fuori regione).
Altre volte ancora nascevano amicizie così forti, così intense e così belle, da non poterle più definire amicizie: hai visto?, stanno insieme…; non è che fra quei due… (c’erano anche Dolce e Gabbana, come vennero soprannominati due podisti, per… l’unico torto di allenarsi nella stessa ora e nello stesso modo).
Oh, intendiamoci, al bosco di Portici c’era anche qualche antipatico, qualcuno che parlava sempre male di tutto e di tutti e che, giuro personalmente sul particolare, portava sfiga; una persona che, se ti fissava o parlava, o se tu parlavi di lui, ti faceva infortunare! O almeno così si pensava. Lo si chiamava perciò “l’innominato”.
Ed io pensavo che lo Sport s’era preso una bella rivincita sulla Storia.
Già, perché il bosco di Portici, meglio, la reggia di Portici, l’aveva voluta il re Carlo di Borbone per sé e per la sua nobiltà. Ma ora, grazie a noi podisti di Portici e di Ercolano, il luogo si era trasformato nella reggia dello sport.
Molti di noi devono la loro “fortuna atletica” al bosco di Portici. Nel suo ruvido ma utile tracciato, si differenziavano svariati “giri”:
- 400 m (era il più corto, per le ripetute brevi, che all’occorrenza
potevano diventare 200 m);
- 800 m (o si replicava il 400, oppure si arrivava fino alla pista di
pattinaggio e si ritornava);
- 1000 m (in verità, 1046, ma c’erano i giusti riferimenti ai 1000, ai
2000 e perfino ai 3000, per poter fare le ripetute; ed era il
percorso più pianeggiante, ideale per le ripetute);
- 500 m (il giro più duro, ricco di saliscendi, ma anche quello che
dava più potenza, più fondo e, incredibilmente, più senso
di finire presto l’allenamento).
Ed ora? Negli ultimi anni, purtroppo, il bosco di Portici ha subìto diversi cambiamenti, diverse modifiche, diversi…
ritocchi, chiamiamoli così; manutenzioni, potature di alberi e cose di questo tipo che ne hanno un po’ stravolto la struttura e limitato notevolmente la fruibilità dei podisti. Possiamo dire che è invecchiato come noi. Ma in noi non è invecchiato il suo ricordo.